- Con il concetto di flat tax si fa riferimento ad un’aliquota piatta, unica, in sostituzione a quelle progressive.
- Attualmente la principale flat tax presente in Italia è quella disposta per le partite IVA con il regime fiscale forfettario, al 15% oppure al 5%.
- In previsione della Legge di Bilancio 2025 il governo intende andare verso una flat tax più estesa.
Negli ultimi anni si è sentito parlare molto della flat tax, la così detta tassa piatta applicata al posto di un’imposta con aliquote variabili secondo un principio di proporzionalità e progressività.
Tuttavia, capire cosa sia la flat tax e come funziona non è così immediato. Si tratta di un’imposta fissa, ma attualmente in Italia sono diversi i casi in cui questa si applica e altri in cui non è ancora arrivata, per cui l’attuale sistema potrebbe indurre in non poca confusione.
Come si applica la flat tax? Quali sono i contribuenti che ne possono beneficiare realmente? E chi, invece, non può accedervi? Scopriamolo in questa guida completa.
Indice
Flat tax: cos’è e come funziona
A questo punto è necessario domandarsi come funzioni una flat tax. In generale fa riferimento ad una tassazione unica che viene applicata indipendentemente dal reddito prodotto, al contrario di come accade per un’imposta progressiva.
La flat tax è oggetto di un dibattito pubblico ormai da molti anni: imprese, professionisti ed i vari rappresentanti del mondo politico si sono domandati se realmente conviene una tassa piatta con un’aliquota unica o se sia meglio ridurre in qualche modo la tassazione progressiva attualmente presente sui redditi da lavoro.
In estrema sintesi la flat tax prevede una sola aliquota, che consiste ad un appiattimento delle imposte che i contribuenti devono versare. Questo modello di tassazione è finito in più occasioni sotto i riflettori, soprattutto con l’ultimo governo.
La cosiddetta tassa piatta al momento è dedicata soprattutto al regime fiscale forfettario, con alcuni parametri per potervi rientrare. Ma viene utilizzata anche in altri casi.
Si tratta di fatto di una tassa unica, al contrario delle imposte progressive generalmente applicate sui ricavi dei lavoratori autonomi e di imprese. Per il regime forfettario la flat tax è pari al 15% per tutti coloro che rientrano in un limite di ricavi di 85.000 euro, con la possibilità di scendere al 5% per i primi cinque anni di attività.
Per chi lavora con un regime ordinario invece si applicano ancora diversi scaglioni IRPEF (che recentemente con il governo Meloni sono scesi da 4 a 3) in modo progressivo in base alla variazione del reddito. In questo modo chi guadagna di più è soggetto ad un’aliquota più alta.
Flat tax: come funziona per il regime forfettario
Come abbiamo visto, a poter accedere ad una tassazione semplificata, con aliquota unica al 15%, è principalmente il regime fiscale forfettario. Attualmente è il principale regime di vantaggio in Italia e possono accedervi i lavoratori autonomi con ricavi annui massimi di 85.000 euro.
Ma quali sono i requisiti per poter rientrare in questo regime di vantaggio? Oltre alla soglia massima di ricavi, sono previsti anche altri requisiti, per poter rientrare in questo regime di tassazione agevolato, ovvero:
- non erogare più di 20.000 euro a favore di collaboratori in un anno;
- è necessario risiedere nello stato italiano;
- i regimi IVA speciali non possono accedervi;
- sono esclusi i soggetti che in via prevalente effettuano cessioni di fabbricati;
- sono esclusi imprenditori e autonomi che partecipano a società;
- sono esclusi coloro che svolgono una attività che è una prosecuzione del precedente lavoro, ovvero con lo stesso datore di lavoro, nei due anni precedenti;
- sono esclusi coloro che hanno ricevuto redditi da lavoro dipendente e assimilati l’anno precedente superiori a 30.000 euro.
Per poter aderire al regime fiscale forfettario è necessario informarsi su questi presupposti, anche con l’aiuto di un professionista come un commercialista. Attualmente questo è il principale esempio di flat tax, ma ce ne sono anche altri da considerare.
Cosa succede superando il limite di ricavi
Per ciò che riguarda i lavoratori con regime forfettario, bisogna evidenziare diverse situazioni, nel caso in cui si superino gli 85.000 euro di limite previsto al momento.
Nel primo caso, il lavoratore autonomo supera 85.000 euro, ma rimane entro i 100.000. Può quindi continuare a lavorare con la flat tax al 15% per tutto l’anno, passando poi al regime ordinario l’anno successivo.
Se invece il lavoratore autonomo supera i 100.000 euro di ricavi nel 2023, deve necessariamente passare subito al regime fiscale ordinario. Se poi ritornerà ai ricavi sotto la soglia prevista, ci vorranno due anni di tempo per poter rientrare nella flat tax. Queste disposizioni sono state decise dalla Legge di Bilancio 2023, dopo diversi dibattiti intorno a questa misura.
Flat tax incrementale
Un altro esempio di applicazione di una tassa piatta, sempre al 15%, è quello che riguarda la flat tax incrementale: in via straordinaria quest’anno è possibile accedere a questa aliquota agevolata per tutti i guadagni aggiuntivi percepiti nell’anno di imposta precedente rispetto al maggior valore dei tre anni prima.
Nella pratica, questa possibilità è consentita alle partite IVA individuali e ai lavoratori autonomi oppure alle imprese familiari, mentre ne sono escluse le società, i lavoratori dipendenti e le partite IVA forfettarie. Il lavoratore autonomo deve verificare se nel 2024 i guadagni sono stati superiori a quelli del maggior ricavo dei tre anni precedenti.
A questo punto, applicando anche una franchigia del 5%, sulla differenza (ovvero l’incremento di ricavi) non si applica l’IRPEF, ma la flat tax incrementale al 15%. La tassa piatta in questa situazione si utilizza solamente sui guadagni aggiuntivi, questo significa che comunque le aliquote IRPEF vengono applicate per i ricavi fino alla soglia di incremento. Inoltre vi è un preciso limite a tale aumento, ovvero di 40.000 euro.
Questa tassa piatta è stata introdotta per sostenere le piccole attività che negli scorsi anni si sono trovate in difficoltà economica e che quest’anno riescono a ricavare guadagni maggiori.
Flat tax e concordato preventivo
Un’altra situazione in cui di recente è stata aggiunta una flat tax per gli autonomi è quella che riguarda il concordato preventivo biennale, ovvero un accordo che l’imprenditore può prendere con il fisco per il pagamento delle tasse. Di fatto il concordato preventivo va a incentivare una maggiore trasparenza fiscale delle attività imprenditoriali, garantendo diversi vantaggi a chi dichiara nel modo corretto e versa le tasse periodicamente.
Si tratta di un concordato di due anni da cui viene stabilita una quota di tasse che l’autonomo deve allo Stato, in base a calcoli effettuati tenendo conto dei ricavi precedenti. Chi vi aderisce, anche in base al voto conseguito, può accedere ad una flat tax incrementale variabile tra il 10%, il 12% e il 15% in relazione al grado di affidabilità fiscale.
Questa tassa piatta viene quindi applicata sul differenziale tra quanto concordato con il fisco e quanto effettivamente guadagnato nel 2023, premiando chi ha percepito ricavi superiori.
Flat tax partite IVA: altri esempi
Abbiamo visto quindi che ci sono diversi casi in cui in Italia attualmente è possibile accedere ad una tassa piatta, che non segue criteri di progressività. Questi riguardano soprattutto i lavoratori autonomi con partita IVA, escludendo i dipendenti. Riassumiamo qui le principali flat tax presenti al momento nel nostro paese:
- regime forfettario per i primi 5 anni: flat tax al 5%;
- regime forfettario dopo 5 anni di attività: flat tax al 15%;
- flat tax incrementale: aliquota fissa al 15% sui ricavi aggiuntivi;
- concordato preventivo biennale startup: flat tax al 3% per il maggior reddito;
- mance nel settore turistico: flat tax al 5%;
- cedolare secca su canone di affitto concordato: 10%;
- cedolare secca su cane di affitto libero: 21%;
- maggior reddito concordato per forfettari e ISA con voto di almeno 8: flat tax al 10%;
- interessi e plusvalenze su titoli di Stato: flat tax al 12,50%.
Questi sono solo alcuni dei casi in cui sono state disposte delle tasse piatte, per favorire un risparmio sulle imposte a diversi soggetti e su specifiche operazioni. La maggior parte di queste situazioni prevede una partita IVA, per cui chi opera come autonomo può chiedere il supporto di un commercialista per accedere a diversi tipi di tassa piatta.
Flat tax: quali sono i vantaggi e gli svantaggi
La flat tax contiene numerosi vantaggi soprattutto in termini di risparmio, ma anche degli svantaggi nel complesso del sistema fiscale italiano. Per alcune forze politiche la flat tax andrebbe estesa a tutti, autonomi e dipendenti. I fautori di questa proposta ritengono che possano essere tre i vantaggi fondamentali:
- si ridurrebbe la pressione fiscale, soprattutto sulle imprese;
- verrebbe contrastata l’evasione fiscale;
- verrebbe semplificato il sistema fiscale, razionalizzando le attuali detrazioni.
Sono in molti, comunque, a ritenere che l’introduzione della flat tax porterebbe unicamente a degli svantaggi:
- minori entrate per lo Stato;
- rischio di avvantaggiare i più ricchi;
- introduzione di una legge ad alto rischio incostituzionalità.
Il maggiore rischio del sistema attuale di flat tax è quello di creare discrepanze e disuguaglianze tra cittadini all’interno dello stesso sistema fiscale. Alcune parti politiche vorrebbero estendere la tassa piatta a tutti e si prevedono degli interventi mirati in previsione della Legge di Bilancio 2025.
Flat tax per tutti: prospettive 2025
Ma oggi è davvero possibile una flat tax per tutti, ovvero una tassa uguale per i lavoratori e i cittadini, nonostante i diversi redditi? Su questo argomento i pareri sono discordi e all’interno delle forze politiche si valutano i possibili vantaggi e i rischi.
Ma cerchiamo di fare una previsione delle prossime decisioni, in attesa della manovra fiscale 2025. In base a quello che abbiamo visto negli ultimi anni, c’è stato un progressivo avvicinamento alla tassa piatta, in particolare con l’adozione del regime forfettario e con la riduzione delle aliquote IRPEF dalle 5 originarie alle 3 presenti attualmente.
Con queste misure si è andati a introdurre una fiscalità più vantaggiosa per le piccole imprese e i professionisti autonomi da un lato e dall’altro a livellare le differenze di tassazione tra i dipendenti e i pensionati. Secondo le proposte attuali per il prossimo anno, la flat tax presente attualmente per il regime forfettario potrebbe cambiare, con una possibile estensione ulteriore del limite di 85.000 euro.
Al momento non è chiaro cosa verrà inserito in manovra, ma si ipotizza che ci saranno ulteriori interventi per il regime fiscale di vantaggio e in generale per favorire l’imprenditorialità e le attività autonome. Dall’altro lato, nuovi sgravi fiscali potrebbero comparire per i lavoratori dipendenti.
L’arrivo di una flat tax generalizzata estesa a tutti i cittadini per il momento sembra più un ideale che una misura effettivamente realizzabile, date le frammentazioni sostanziali ancora presenti nel sistema fiscale.
Flat tax – Domande frequenti
La misura prevede una tassa uguale per tutti i contribuenti. Al momento si può trovare per il regime forfettario, dove l’aliquota è del 15% (o del 5% per i primi 5 anni di attività).
Attualmente le partite IVA forfettarie accedono alla flat tax, mentre quelle ordinarie accedono alla flat tax incrementale. Ci sono anche altre situazioni in cui questo è possibile, soprattutto per le partite IVA.
Attualmente il regime forfettario è riservato ai titolari di partita IVA, con un fatturato inferiore a 85.000 euro. La flat tax potrebbe poi essere estesa a tutti i contribuenti.
Questo accade in particolari situazioni, ad esempio nel regime forfettario oppure quando un autonomo percepisce un incremento di ricavi rispetto al valore di reddito più alto dei tre anni precedenti (tramite flat tax incrementale).
È vero che, per regime forfettario, per poter applicare la flat tac, devo avere 35 anni?
Buongiorno,
il regime forfettario non prevede limiti di età.
Grazie per averci scritto
Sono una docente laureata delle Superiori in pensione. Ho sempre avuto l’aliquota max del 33% nel mio stipendio per un’h o 2 h di lezione in più alle consuete 18 h. Adesso in pensione , 20 anni di contributi complessivamente, percepisco 800 euro circa , quindi con la flat tax io sto pagando allo Stato una tassa pari a chi percepisce uno stipendio di poco inferiore a 3000 euro mensili. Ritengo il mio trattamento pensionistico un’ingiustizia!
Buongiorno,
auguriamoci un intervento anche sul fronte delle pensioni, vedremo nella prossima legge di bilancio.
Grazie per averci scritto
Team partitaiva.it